A Vieste (FG) abbiamo incontrato Francesco Clemente (fig. 1), classe 1961, insegnante di lunga data in Scienze degli alimenti presso l’Istituto Professionale per l'Enogastronomia e l'Ospitalità Alberghiera "Enrico Mattei" di Vieste, laurea in Scienza Agrarie in quel di Perugia, agronomo-agricoltore, proveniente da una famiglia di agricoltori viestani ‘doc’, con innumerevoli passioni, tra le quali la valorizzazione della biodiversità vegetale, in particolare orticola.
Il Prof. Clemente custodisce informazioni ed esperienze di coltivazione, nonché le sementi di varietà locali di pomodoro ('Pomodoro paesano di Vieste', 'Pomodoro ‘a frsuk di patata’ - cioè a foglia di patata), di peperone e di melanzana.
Qualche giorno fa vi abbiamo fatto conoscere la varietà locale di 'Pomodoro di Vieste', qualche anno fa vi abbiamo fatto conoscere il 'Pomodoro a frsuk di patata’.
Oggi vi presentiamo la ‘Melanzana nostrana di Vieste’ (fig. 2a, 2b, 2c) ed il ‘Peperone nostrano di Vieste’ (fig. 3a, 3b, 3c). A memoria del Prof. Franco, entrambe le solanacee di cui oggi parliamo erano coltivate da suo padre, da cui ha ereditato oltre alle sementi, il know-how di coltivazione e una viscerale passione per l’agricoltura.
Il Prof. Clemente coltiva tutt’oggi le succitate risorse locali su piccoli appezzamenti di famiglia nelle attuali frazioni di Vieste, una più lontana dal centro del paese, frazione "Palude Mezzane" (distante 4,5 km), ed una più prossima, frazione "Scialara" (distante 1,5 km, a ridosso del litorale balneare del paese). La produzione proveniente "dalle scialare" (terreni leggeri e più salini) manifesta un profilo organolettico di maggiore qualità rispetto al prodotto delle ‘paludi’ (maggiore consistenza e sapidità).
La produzione è destinata al consumo personale e alla rivendita di famiglia, quindi a viestani e turisti avventori alla ricerca di antichi sapori.
La bacca della ‘Melanzana nostrana di Vieste’ raggiunge grandi dimensioni, ma i viestani gradiscono consumarla quando è in piccole dimensioni, circa 6-7 cm di diametro equatoriale. Il principale consumo è da ripieno, ma viene anche utilizzata per la conserva invernale (sale, aceto, olio).
Il frutto del ‘Peperone nostrano di Vieste’ presenta una certa variabilità nella forma, ma in gran parte si presenta a quattro punte. La bacca è lunga circa 10 cm, con epicarpo sottile, rossa a maturazione. La particolarità sta nel fatto che i viestani gradiscono consumarla verde. La principale cottura è in umido al forno, con il frutto ripieno con ricette salva-frigo; la bacca si presta anche per la frittura, inoltre, è utilizzata per arricchire e aromatizzare le zuppe di pesce e i ragù di carne. Da non dimenticare la destinazione da conserva invernale, la cosiddetta "cumbosta" (che prevede l’impiego di sale per favorire la perdita di acqua e la conservazione in olio, senza il passaggio in aceto).
Il Prof. Clemente asserisce che il ‘Peperone nostrano di Vieste’ è meno sensibile delle varietà commerciali alla "scottatura" delle bacche. Ha avuto la possibilità di verificarlo alcune estati fa allorquando ha coltivato nello stesso appezzamento la sua risorsa ed un genotipo commerciale.
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